Il bosco pantano
Data:
Giugno 23, 2021
Quest’ultimo lembo di foresta planiziale, unico in Italia, rappresenta ciò che oggi rimane del “bosco Soprano” e del “bosco Sottano”. Noto a viaggiatori e scrittori stranieri del Grand Tour, soprattutto inglesi, francesi, e tedeschi, che tra XVIII e XX secolo si spinsero nel Sud Italia in cerca del pittoresco e di esperienze esotiche, veniva descritto come uno spettacolo della natura, una “foresta sacra” in cui la macchia mediterranea si alternava ai querceti, ricca di una fauna selvatica composta da scoiattoli, cinghiali, daini, cervi, caprioli, nonché numerose specie di uccelli. Ciò ne fece la personale riserva di caccia del Barone Berlingieri, appassionato cacciatore, che ne era proprietario in quanto feudatario di Policoro, e che sognava di portare al suo interno i binari di una ferrovia, per poter più comodamente sparare dai vagoni alla lussureggiante fauna del luogo.
Il bosco Pantano è stato uno dei luoghi che ha sofferto maggiormente dei profondi mutamenti determinati dalla Riforma Fondiaria; disboscamento, erosione, espropriazione dei terreni e destinazione agricola ed a pascolo degli stessi, opere di bonifica e costruzione di dighe lungo il corso del fiume Sinni, hanno fatto sì che ben poco rimanga dell’originaria lussureggiante foresta. Nel 1999 la Regione Basilicata ha classificato quel che era rimasto del Bosco Pantano come Riserva Naturale Orientata, allo scopo di tutelare l’area e pianificare il suo recupero ambientale. La Riserva ha un’estensione di 1200 ettari: sono comprese le aree agricole a ridosso del bosco e gran parte della pineta che costeggia la spiaggia, per un ambiente dagli straordinari caratteri naturalistici.
Il Bosco Pantano è oggi un Sito di Importanza Comunitaria (SIC), da tutelare per la conservazione della biodiversità, nonchè Zona di protezione speciale (ZPS), in quanto idonea per estensione e localizzazione geografica alla conservazione di numerose specie di uccelli selvatici. Il progetto di recupero ambientale è stato in parte realizzato con la collaborazione del WWF Italia, grazie alla stipula di un accordo con l’amministrazione comunale di Policoro, la quale ha affidato, nel 1995, i propri 21 ettari di bosco al WWF.
Tra gli elementi naturali più significativi le aree boschive, di macchia mediterranea, acquitrinose e sabbiose, comprese nella zona più a sud della Riserva.
L’odierna consapevolezza del valore naturalistico del Bosco di Policoro e della necessità della sua salvaguardia si deve al lavoro dell’entomologo naturalista Gianni Gobbi, recentemente scomparso (2021), voce inizialmente isolata, che portò grande affetto al bio-topo di Policoro, al quale dedicò gran parte delle sue pubblicazioni e sul quale avviò iniziative di sensibilizzazione della popolazione, delle scuole, delle associazioni, sin dagli anni ‘70.
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