Al 1732 risale il ritrovamento occasionale, nel greto del torrente Salandrella, delle due famose iscrizioni greche su bronzo, conservate presso il Museo Nazionale di Napoli. Databili tra la fine del IV e l’inizio del III sec. a.C., le due tavole di bronzo (la prima di m 1,81 x 0,39, l’altra, mutila nella parte inferiore, di m 1,24 x 0,37), contengono le relazioni degli oristidi, magistrati straordinari ai quali era stato affidato, per decreto dell’assemblea dei cittadini (alia) di Heraclea, la colonia fondata dai Tarentini nel V sec. a.C. nel territorio della moderna Policoro, il compito di recuperare per le vie legali alcuni terreni appartenenti ai santuari di Dioniso ed Athena Poliàs, usurpati da privati nel corso di anni critici per la polis, e di procedere quindi alla divisione di detti terreni in lotti, destinati ad esser dati in fitto. Alla descrizione delle operazioni di delimitazione e recupero dei terreni sacri, con successiva ricognizione dei confini, segue la descrizione dei singoli lotti e la registrazione dei relativi contratti. Grazie alla mentalità unitaria e alla precisione con la quale sono state redatte, con una cura del particolare topografico, giuridico, economico, le Tavole costituiscono un documento eccezionale degli aspetti politico-amministrativi di una polis magno-greca del V secolo.
La colonia fondata dai Tarentini nel 433 a.C. sancisce con questo atto pubblico l’obbligo, nonché le modalità, di gestione, cura e conservazione della chora (il territorio agricolo), dettagliando la manutenzione dovuta agli impianti produttivi, alle stalle per gli animali, ai sistemi e infrastrutture di canalizzazione delle acque e di irrigazione, allo smaltimento dei reflui e delle acque inquinate dall’attività produttiva, sino alle riserve di legname e alle eventuali aree boschive annesse, della cui manutenzione e incremento si sancisce la necessità. Vi è menzione di sistemi di irrigazione collettiva, il che presuppone una efficiente organizzazione centralizzata, a gestione evidentemente pubblica. E’ sancito il principio della responsabilità del magistrato colpevole di incuria in vigilando, che è norma ancor oggi presente nel diritto moderno.
Testimonianza di un provvedimento di riforma agraria dell’età magno-greca, le Tavole di Heraclea testimoniano inoltre un tentativo di risoluzione della crisi sociale e politica della colonia tarentina attraverso una “mini-riforma fondiaria”: secondo alcuni studiosi come atto di risanamento di una sperequazione sociale ed economica e delle passate appropriazioni indebite da parte dei cittadini più facoltosi, unitamente alla volontà di ridistribuzione delle terre ad una più ampia popolazione. Secondo altri, vi trovano invece riscontro le differenze sociali ed economiche non sanate: da un lato alcuni cittadini potenti, in grado di appropriarsi abusivamente di terre sacre per motivi di profitto; dall’altro, quelli a cui piccoli lotti all’interno di quelle terre vanno dati in affitto dopo il ristabilimento della situazione patrimoniale originaria.
Fonti e link di collegamento/approfondimento:
https://www.basilicata.beniculturali.it/le-tavole-di-eraclea-tra-taranto-e-roma/
http://www.archeobasilicata.beniculturali.it/WA_Musei_Archeologici.aspx?pagina=Policoro